venerdì 14 novembre 2008

Il gioco del mondo


Oltre quei 42,195 Km...la vita è ULTRA...
Vieni via con me perchè la strada o si odia o si OBama.


"Tu hai un buon karma
Mi disse la commessa del negozio dei tarocchi
Che in casa aveva un gatto con gli occhi dai colori differenti
E lo chiamava Bowie
Di origine persiana, come i tappeti sui quali Sherazade
Raccontava storie come fili di tappeti per volare, via da Baghdad
Mercato immobiliare in espansione
Per uno come me in cerca di attenzione
Così lasciai la sua casa e i suoi incensi purificatori
Perché mi stancai subito del mondo
Visto da fuori... visto dai libri... visto dal cine... visto dalla tv
Dal vero nonostante tutto lo amavo di più
Col puzzo e col profumo, la nascita e la decomposizione
Lanciai un altro dado per saltare un'altra posizione
Nel gioco del mondo, che non si vince mai
Mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai

Chi vuol restare fuori resti fuori,
E alzino le mani i giocatori
Chi vuol restare fuori resti fuori,
E alzino le mani i giocatori

Al confine tra il Pakistan e gli Stati Uniti
C'è un chiosco che vende documenti usati
Ne comprai uno di un vecchio sultano morto
Affogato nella cioccolata dell'uovo di Pasqua
Sciolto per il caldo del deserto e delle Cluster Bombs
Ci misi la mia foto e venni accolto ad un ricevimento
Alla Casa Bianca, lì riconobbi una mia vecchia fiamma
Che era diventata segretaria di un ministro
Lei non mi riconobbe col turbante e con il visto
La notte al letto disse che le ricordavo qualcuno
Che aveva conosciuto nel passato
Pazzesco come è strana la vita mi disse
Mi ricordi l'unica persona della quale sono stata innamorata
E che ormai è scomparsa per sempre svanita
Nel gioco del mondo, che non si vince mai
Mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai

Chi vuol restare fuori resti fuori,
E alzino le mani i giocatori

Andando a visitare una mostra di un pittore
Che dipingeva i quadri col suo sangue e con la sua saliva
Entrai per caso in un salone di un altro pittore
Che invece dipingeva col sudore ed una tigre viva
Usando la sua coda come pennello, e il mondo come unico modello
Ci feci conoscenza e mi spiegò che non aveva mai studiato arte
Però comunicava con le bestie più feroci e sfidava la morte ad ogni pennellata
Mi regalò un suo quadro, che regalai ad una mia fidanzata
Che non riuscivo ad addomesticare, e adesso lei dipinge
Usando i suoi capelli come pennello
E la mia vecchia faccia come soggetto da reinterpretare
Mentre io sono andato ormai lontano
Mi trovo già in un'altra situazione
E lancio questi dadi, e avanzo, di qualche posizione
Nel gioco del mondo, che non si vince mai

Chi vuol restare fuori resti fuori
E alzino la mano i giocatori
Chi vuol restare fuori resti fuori
E alzino la mano i giocatori

Messico, distretto federale
Città di ventisei milioni di abitanti in cerca di un tesoro
La mappa è scritta in codice sugli scalini di Teotihuacan
Ma un incantesimo cancella il suo ricordo
Nel momento in cui si scende e si ritorna in centro
Eppure son sicuro che qualcosa mi è rimasto dentro
Che quando prendo l'auto ultimamente
Guardando il mondo dal retrovisore
Io vedo la mia vita che va via, e non mi fa paura
Anzi mi mette addosso un nuovo senso d'avventura
Avere un'altra faccia sulla nuca
Ha reso più complesso fare manovra
Però non son più solo e son contento
Da zero a dieci vale sempre cento
Tra pace e vento scelgo sempre vento
Scommetto sul futuro in espansione
E butto il dado e cambio posizione
Nel gioco del mondo, che non si vince mai
Mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai

Chi vuol restare fuori resti fuori
E alzino le mani i giocatori

Cercavo il regno dei cieli sulla terra,
Mi sono arruolato nella legione straniera
Per fare finta di avere un passato da dimenticare
Così sono finito a procurare le donne ai calciatori
In fuga dai ritiri
In cambio di ammirare i loro tiri da vicino
Per imparare l'arte della precisione
Unita alla velocità e alla strategia
Tutto condito con la fantasia
Che è quella cosa che non si può imparare
Però si può riuscire a risvegliare
Così a forza di guardare il pallone
Presi una decisione
E salii sul primo treno per un posto che iniziasse con la A
E piantai le mie tende in Algeria
Dove conobbi una nuova religione
Che ti imponeva un sacco di rinunce
Tranne di rinunciare alla paura
Che quella più ce n'era e meglio era
Ma grazie a Dio si fece presto sera
E m'infilai nel letto di un'eretica
Che mi scaldò col rogo dei suoi fianchi
E continuava a dirmi già mi manchi,
Perché sapeva che me ne sarei andato l'indomani
Perché più che una scelta è vocazione
A spingermi a lanciare un altro dado
Per avanzare di qualche posizione
Nel gioco del mondo, che non finisce mai, e non si vince mai
Mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai

Chi vuol restare fuori resti fuori,
E alzino le mani i giocatori
Chi vuol restare fuori resti fuori,
E alzino le mani i giocatori

Al bar c'era Giovanni l'ottimista
Si presentò e mi regalò il suo libro
Che regalai a mio padre nel giorno della sua prima comunione
Dicendogli di leggerlo come se fosse scritto in una lingua sconosciuta
Dove ogni lettera vuol dire sempre vita
In cambio lui mi regalò un cappello da Pinocchio
Che io indossai a una festa d'ambasciata
Dove incontrai la madre dei miei sette figli
Ognuno nato in un continente differente
Che si riunivano soltanto in occasione
Di qualche guerra o di un'inondazione
Oppure per comporre la canzone
Che si erano impegnati a registrare
Ma che ogni giorno continua a cambiare
E che nessuno riesce mai ad imparare per intero
E si ritrova immerso dentro a un coro
Dentro una sinfonia senza spartito
Che esprime come un senso d'infinito
Ma con un ritmo più che sensuale, più che sensuale, più che sensuale
Che fa venire voglia di giocare
Al gioco del mondo, che non finisce mai, e non si vince mai
Mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai

Chi vuol restare fuori resti fuori,
E alzino le mani i giocatori
Chi vuol restare fuori resti fuori,
E alzino le mani i giocatori

All'inizio era il caos
Dal caos presero forma i nostri denti
Fatti apposta per mordere mele
Le nostre braccia per tessere vele
E infine gli occhi per guardare l'orizzonte
Non accontentarsi di pensare che quello che non si vede non esiste
Che quello che non c'è non c'è mai stato
Di conseguenza neanche ci sarà
E questo non è vero
Per questo il nostro gioco non finisce
Per questo lo stupore è un demone che ti rapisce
Finché ci sta qualcuno che si affida all'intuizione
E getta un dado e avanza di un'altra posizione
Nel gioco del mondo, che non si vince mai, e non finisce mai
Mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai

Chi vuol restare fuori resti fuori,
E alzino le mani i giocatori
Chi vuol restare fuori resti fuori,
E alzino le mani i giocatori
Chi vuol restare fuori resti fuori,
E alzino le mani i giocatori
Chi vuol restare fuori resti fuori,
E alzino le mani i giocatori
Al gioco del mondo"

venerdì 7 novembre 2008

Nuova Era


Sabato 1 novembre ho partecipato alla prima edizione della spirituale “corsa dei Santi”: una gara di 10,500 Km di beneficenza che partendo dalla Basilica di San Pietro percorre le strade di Roma attraverso i luoghi sacri del cristianesimo. E’ sorprendente come nel giro di 6 mesi, da quando è cambiata l’amministrazione comunale, siano state organizzate già ben tre competizioni podistiche di altissimo rilievo legate a importanti cause di solidarietà(Human Race, Run for Food, Corsa dei Santi) all’interno del centro storico, un perimetro che fino a poco tempo fa sembrava appannaggio esclusivo solo della Maratona. Potere della politica ma la cosa mi lascia, nonostante il piacere di potermi godere un po’ questa città senza macchine, assai perplessa…
Il ritrovo con la squadra era alle 9 non lontano dalla piazza più famosa del mondo: i miei compagni erano reduci da una trasferta a Istanbul che li aveva visti eroicamente protagonisti di una 15 Km alluvionata. Dopo i saluti e le operazioni di rito ci siamo avvicinati corricchiando verso l’arco di partenza proprio all’inizio di Via della Conciliazione. Devo ammettere che tutta quella moltitudine di gente in calzoncini che si scaldava tra le colonne di San Pietro era davvero suggestiva da vedere…e anche per me è stato assai emozionante correre sotto le finestre del Papa che ha salutato e benedetto noi irriducibili podisti.
I nomi dei top runners erano quelli delle grandi occasioni: Vincenza Sicari e Anna Incerti di ritorno dai giochi olimpici di Pechino e Daniele Caimmi, tra gli uomini, davano lustro a questa gara veramente molto partecipata e ben organizzata.
Alle 10.15 puntuali, in diretta anche su canale 5, è partito lo sparo di via e con lui una fiumana di gente che si è riversata in maniera un po’ troppo precipitosa sulle strade che toccavano le tre basiliche più monumentali di Roma (San Pietro, San Giovanni e Santa Maria Maggiore). A quell’ora, in una giornata di festa, il pubblico era davvero molto scarso e la corsa, nonostante fosse molto partecipata, appariva quasi silenziosa…Avevo detto e confermo che non amo queste gare così veloci ma quando c’è di mezzo un’occasione benefica e la possibilità di un percorso così straordinario, rinuncio a qualunque velleità competitiva, e mi godo la strada. O almeno ci provo. Perché in effetti mi sono fatta trascinare dal gruppo di testa e ho mantenuto un 3’55”– 4’ per i primi 4 Km per poi crollare miserevolmente a 4’15”-4’20” negli ultimi. Nonostante l’affanno e la strada non propriamente pianeggiante ho terminato la mia gara con un secondo posto di categoria in poco meno di 45 minuti. Una bella medaglia, un po’ di frutta e gli abbracci calorosi dei mie compagni hanno concluso una piacevole mattinata di sano sport.
Il giorno dopo ho corso in solitaria 30 Km all’interno di Villa Pamphili che era affollata come non l’avevo mai vista!Ho comunque tenuto un ottimo ritmo di 5’ al Km per tutto il tempo segno che le gambe, nonostante una maratona fatta solo una settimana prima, stanno bene e non si sono appesantite.
Questa settimana , causa trasferte di lavoro, non ho praticamente mai corso…Avevo programmato di fare un po’ di ripetute per creare un po’ di velocità in vista della maratona di Firenze il 30 novembre ma non ce l’ho fatta. Domani mattina proverò la titanica impresa della mia prima 100km a Tarquinia, campionati mondiali di Ultramaratona. Non ho intenzione di farla tutta, non ho l’allenamento né la testa né tutto sommato mi gioverebbe in questo momento. Ad accompagnarmi, come sempre, ci sarà Claudio anche lui temerario ultramaratoneta!Sarà, spero, un’esperienza completamente nuova ed entusiasmante!
Nel frattempo qualcosa, nel mondo è cambiato…il 4 novembre l’America ha scelto il suo nuovo Presidente. Barack Obama è ufficialmente il primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti e mi auguro sia una nuova boccata di ossigeno per l’umanità intera. E’ stato emozionante assistere alla fine di un’era che ha soffocato un po’ tutti e inquinato questo mondo di guerre, smania di potere, consumismo e odi razziali. Si cambia pagina. Mi auguro si torni a dare il giusto peso alla vita, a un sano progresso, alla democrazia, alle minoranze, all’uguaglianza, alla pace e soprattutto all’Africa.
E allora buon lavoro a Obama e che Dio benedica l’America che ogni volta c’insegna quanto questo paese contraddittorio e giovane sia però in grado, nei momenti più difficili, di stringere i denti, unirsi nella lotta e farci sperare ancora che cambiare si può.

martedì 4 novembre 2008

Yes, we can?




GO OBAMA GO GO!!!!!!