lunedì 28 gennaio 2008

Champagne!


Se c’è una cosa che mi fa veramente perdere la testa è l’attesa per sedersi al ristorante. Quel “ prego se intanto volete prendere un aperitivo al bar” proprio non lo sopporto perché, se avessi voluto prendere qualcosa al bar, sarei andata lì e non al ristorante. Odio quella sospensione del tempo fatta di cocktail e “benvenuti dello chef” in cui la conversazione non è mai completamente rilassata perché si è sempre in attesa di… Odio quello scrutare continuo all’interno della sala nella speranza di vedere se qualcuno sta pagando il conto. Odio dovermi mettere a pensare a quante persone ci fossero già prima di me e quei sottesi commenti da zitella sull’inutilità della prenotazione se poi tanto si deve aspettare. Io poi, non bevendo alcolici, mi ritrovo sempre a sorseggiare qualche nauseante succo d’ananas che, oltre a rovinare l’appetito, mi fa puntualmente venire acidità di stomaco. E così la serata volge direttamente a schifìo. Quando poi finalmente mi ritrovo seduta al tavolo ho accumulato addosso un tale livello di nervosismo che proprio non riesco a smettere di lanciare frecciatine antipatiche nei confronti del cameriere, salvo poi sentirmi in colpa e sollevarlo da un’ effettiva responsabilità diretta. Ordinare a quel punto diventa un’ardua impresa perché mi si annebbia puntualmente la vista e quello che leggo sono sempre e solo piatti che o non mi piacciono o contengono ingredienti a cui sono irrimediabilmente allergica. La conversazione assume i tratti di un incontro al mercato tra comari e qualunque tipo di eventuale piacere prodotto dall’andare a cena fuori viene completamente annientato dai miei costanti e irrefrenabili insulti a danno del ristorante e dalle mie movenze impazzite. Il servizio sarà di certo troppo lento , la pasta scotta e il pesce non fresco. Il dolce non vale la pena e il conto troppo caro. Ma la cosa che più in assoluto mi fa diventare simile a un consumatore abituale di ecstasy è lo scoprire che, al prezzo della cena, si è aggiunto anche quello delle consumazioni al bar che erano, ovviamente, a parte.
A quel punto meglio riaccompagnarmi velocemente a casa e propormi, eventualmente, un secondo appuntamento alla neuro.