domenica 27 gennaio 2008

Vincitori e vinti


Giovedì sera durante la premiazione della stagione podistica 2007 della mia società, “il vizio di correre”, ho vinto dei premi. Molti premi. Non ero presente per ovvie ragioni di carattere geografico ma la notizia mi è arrivata oggi pomeriggio con una chiamata squillante di Matilde, mia ottima compagna di gare e amica.
Quando ho iniziato a correre non è stato per la gloria né per una voglia di riscatto nei confronti di qualcosa o qualcuno. Ho iniziato a correre semplicemente perché mi sembrava in quel momento la cosa più semplice e naturale da fare. La mia giovane esistenza condotta per lo più senza troppe regole né ambizioni aveva bisogno di un percorso preciso e difficile da intraprendere e la corsa è diventata un metodo, uno stile di vita. Allenamenti costanti, solitudine e compagnia, resistenza alla fatica, miglioramenti e ricadute, dolore ed euforia, senso del dovere, spirito di squadra. Tutto insieme in quel piccolo gesto che parte da un piede ma non si protrae senza l’aiuto costante del cuore.
Poi nel cammino ho incontrato la competizione amatoriale; indirizzare l’impegno verso un preciso scopo. E il mio è apparso da subito dovesse essere la maratona. Senza se e senza ma neppure per un momento mi è sfiorata l’idea di non farcela, di non riuscire a finirla. Mentre correvo, quel 18 marzo dell’anno scorso, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era il traguardo e al mondo che si apriva al di là di esso.
Non so come spiegarlo a chi non l’ha mai provato ma arrivare correndo al famigerato 42esimo chilometro è un po’ come morire per poi rinascere. Lo so che sembra una frase fatta e che forse non vuol dire nulla però è così. Abbandonarsi a quella fatica primordiale per poi diventare protagonisti della propria impresa. E non ci sono scuse, non esistono scorciatoie né rinvii.
Quello che è successo dopo non me lo ricordo però quel giorno a Via dei Fori Imperiali io sicuramente HO VINTO.