giovedì 24 gennaio 2008

Niente paura


E' caduto il muro che divideva la striscia di Gaza e l'Egitto. E un fiume inarrestabile di palestinesi ha cominciato ad attraversare la frontiera di Rafah per procacciarsi cibo, combustibile e medicine. Disperati anelano a un mondo migliore, una possibilità di riscatto apparentemente a portata di mano.
In serata è caduto il governo Prodi perdendo la fiducia al Senato per una manciata di voti. E per l'ennesima volta, a legislatura non ancora terminata, saremo chiamati a eleggere la nuova classe politica a cui affidare il nostro futuro e le nostre aspirazioni.
Entrambe le cose erano forse scientificamente prevedibili; secondo la teoria del caos un sistema complesso è un qualunque sistema che ha comportamenti imprevedibilmente complicati e caotici, sfuggendo così al controllo e alla previsione. Come un unico granello di sabbia può provocare una frana, così una singola persona o avvenimento che sfugge alle leggi correnti può dar vita a una rivoluzione.
Scrive Camus in una delle sue opere più disperate “Mi fermo, non abbia paura. D’altronde la lascio, questa è la mia porta. In solitudine, aiutati dalla stanchezza, che vuole, uno si prende facilmente per profeta. In fin dei conti, è proprio questo che sono, rifugiato in un deserto di pietre, di nebbie e d’acqua putrida, profeta vuoto per tempi meschini, Elia senza messia, imbottito di febbre e d’alcool, con la schiena contro questa porta ammuffita, il dito levato verso un cielo basso, coprendo d’imprecazioni uomini senza legge che non possono sopportare nessun giudizio. Perché non possono sopportarlo, mio caro, ed è questo il problema”.

Ma se facessimo crollare le speranze, avremmo forse meno paura?